Un anno di condivisione e di lavoro con i nostri giovani adulti
Tutti i martedì Riccardo e Luca arrivano sorridenti; da più di un anno prendono autonomamente due autobus per raggiungerci. Subito si attivano in cucina per il pranzo, in attesa di Giovanni. Alle 11,30 lezione di musica: esercizio della voce, canto, metallofono, armonica a bocca. L’insegnante di musica li guida con grande professionalità richiedendo il massimo da ognuno. Tutti si impegnano, imparano e superano se stessi, apprezzano, dimostrando gratitudine e soddisfazione.
Il pranzo comune è un momento di distesa e simpatica socialità. Si mangia, si chiacchiera. Bevuto il caffè d’orzo, ognuno si attiva nel riordino della cucina.
Seguono il lavoro al telaio, ancora un po’ di armonica assieme e lettura, a turno, di alcune pagine della vita di Michelangelo per preparare il prossimo viaggio a Firenze. Già è tempo di salutarci. Luca e Riccardo si avviano alla fermata dell’autobus, Giovanni è triste nel vederli partire. Poi si consola nell’attesa del prossimo martedì.
Non amano i ritmi accelerati, né mostrano interesse per fare un gioco, svagarsi, riposarsi. Quello che più desiderano è “fare”, attivarsi in modo utile e sensato per la collettività, lavorare assieme.
Il lavoro permette di sperimentare se stessi, di esserci in quello che si fa e di sentirsi inseriti e adeguati al contesto. Ecco quello che ci chiedono: di fare assieme a loro, non per loro. Gesti sensati e significativi, utili ad altri, danno senso e direzione alla persona; permettono di sperimentarsi e di realizzarsi come individualità, di sentirsi apprezzati e valorizzati; conferiscono forma e contenuto alla giornata. Far parte di una squadra permette di vivere coesione e compartecipazione e di sentirsi parte integrante del sociale.